Di best seller, di quanti e di medicina cinese: un consiglio di lettura

Fisica quantistica medicina cinese

Di best seller, di quanti e di medicina cinese

Un consiglio di lettura

“Le implicazioni concettuali e ontologiche della meccanica quantistica possono essere comprese pienamente solo se siamo disposti a mettere in discussione molta di quella scienza e di quella filosofia che si sono sedimentate nel nostro senso comune. In questa operazione ci può aiutare lo sguardo di chi appartiene a una tradizione di pensiero che ci è estranea.”

Vincenzo Barone, «Il Sole 24 Ore-Domenica», 18 ottobre 2020.

A chi si accinge ad intraprendere un percorso di studi in medicina cinese, ma anche a chi possiede conoscenze già strutturate e non si stanca di ampliare la riflessione su ciò che ha appreso, vorrei suggerire un libro uscito di recente. Non si tratta di un testo dedicato alla medicina o al pensiero cinesi ma è un volume da ormai molte settimane nella classifica dei più venduti in Italia. Stupore: cosa potrà mai dire di interessante, per chi studia una disciplina fortemente specialistica, un libro che gli italiani – popolo tra l’altro notoriamente poco incline alla lettura – stanno comprando in grande quantità? Doppio stupore: cosa potrà esserci di utile per noi nel nuovo best seller del noto fisico Carlo Rovelli (https://www.cpt.univ-mrs.fr/~rovelli/) Helgoland (Adelphi 2020, https://www.adelphi.it/libro/9788845982941), dedicato ad alcuni aspetti della teoria dei quanti?

Dei quanti, oggi, si parla molto e spesso a sproposito: tanto è vero che all’inizio del capitolo VI si ironizza proprio su come sia di moda l’aggettivo “quantistico”, che viene applicato alle teorie e alle pratiche più svariate, dalla medicina, alla psicologia, alla spiritualità. Non è certo quindi mia intenzione suggerire qualche improprio utilizzo di tali concetti o facile parallelismo, anche perché di facile, in verità, in questo campo della fisica contemporanea, non c’è davvero nulla. Anzi l’autore stesso non si stanca di ripetere che la meccanica quantistica è oscura e ancora misteriosa, nonostante abbia permesso di chiarire innumerevoli aspetti del mondo e stia alla base della tecnologia più recente, tanto da poter essere definita “il cuore pulsante della scienza odierna”.

La realtà come rete di relazioni

Per addomesticare questa così grande complessità Carlo Rovelli ci viene incontro raccontando in una prima parte del volume la nascita della meccanica quantistica nel 1925-26 (avvenuta grazie a Werner Heisenberg sull’isola del Mare del Nord Helgoland), i suoi sviluppi successivi negli anni Trenta, la ripresa degli studi negli anni Cinquanta, arrivando fino alle attuali interpretazioni, che incrociano la filosofia contemporanea perché i problemi posti da entrambe sono in ultima analisi quelli della visione dell’universo. In cosa consista il nucleo centrale della teoria non può essere chiarito in queste poche righe e per la sua illustrazione rimando al volume, senza nascondere che, nonostante la prosa limpida e lo sforzo divulgativo dell’autore, pur in gran parte ben riuscito, ci sono alcune sezioni di esso che sfidano il lettore con concetti di fisica, neuroscienze e filosofia che richiedono una certa dimestichezza.
Ciononostante, anche senza poter penetrare ogni argomento presentato, Helgoland offre una lettura illuminante per diverse ragioni, la prima delle quali è l’idea che “la realtà non è come la descrive la fisica classica”, affermazione che viene in grande aiuto a chi si avvicina al pensiero orientale e alla medicina cinese perché per farlo deve necessariamente operare uno scarto rispetto a quanto studiato a scuola (e diffusamente si pensa). Ma essa, la realtà, non è neppure fatta di moto e di massa, cioè di particelle submicroscopiche che si muovono nello spazio, ma va “ripensata radicalmente” perché “profondamente diversa da quanto immaginavamo”, come ci aveva già in parte rivelato Il Tao della fisica di Fritjof Capra (Adelphi 1982, https://www.adelphi.it/libro/9788845906893), libro che rappresenta una pietra miliare del vedere accomunati lo sguardo della scienza contemporanea con l’antico sapere orientale.

Cosa che invece appare peculiare del volume di Rovelli è l’interpretazione “relazionale” della teoria dei quanti che ci illustra, vale a dire come il mondo fisico non sia un insieme di oggetti con proprietà definite e continue (come nella visione meccanicista newtoniana) ma una “fitta rete di relazioni”. E sono appunto queste relazioni che la teoria esprime: essa rappresenta il modo in cui le cose si influenzano e interagiscono incessantemente ed è “la migliore descrizione della natura di cui disponiamo oggi”. Ecco che forse cominciamo a capire il motivo per cui Helgoland può essere apprezzato da chi studia medicina cinese (e magari viene denigrato in quanto privo di approccio cosiddetto “scientifico”): perché attualizza una visione che sta proprio al cuore di questo sapere. Infatti “lo sguardo tradizionale cinese considera il mondo come il risultato dell’interazione di forze, di poteri o di energie fondamentali” (Zhang Yu Huan-Ken Rose, Qui peut chevaucher le Dragon? Guy Trédaniel Éditeur 2008, traduzione propria).

Non è analizzando, scendendo via via nel dettaglio, né applicando un pensiero che procede in linea retta, in cui si danno dei presupposti da cui scaturiscono mano a mano ordinate conseguenze, che possiamo cogliere la complessità del reale. Noi occidentali, “siamo [quasi generalmente] convinti di dover accordare fiducia solo a quella parte di realtà che si presenta sotto un aspetto quantificabile, misurabile, deducibile da uno schematico quanto rigido rapporto scientifico spesso ridotto a una mera relazione causa-effetto”, scrive Massimo Muccioli (Le basi della medicina cinese, Pendragon 2013, https://www.pendragon.it/libro.do?id=2076). Così come troviamo enorme difficoltà a pensare che gli opposti, invece che distinguersi ed escludersi a vicenda, possano coesistere, darsi mutuo sostegno e consistenza, come nella medicina cinese dove invece siamo chiamati a ragionare in un modo altro: prendiamo ad esempio anche solamente lo yin e lo yang, i cinque elementi e le leggi che ne regolano i rapporti, la compenetrazione stretta di qi e sangue… Per capire questi concetti è necessario mettere da parte la logica dell’aut aut proprio come fa la teoria dei quanti che ammette le “sovrapposizioni quantistiche”, cioè la compresenza di stati e qualità diversi.

Ripensare il mondo

Veniamo così ad una seconda ragione per cui a mio avviso la lettura di queste pagine risulta coinvolgente e ci può permettere di sciogliere un altro nodo all’interno del nostro studio. Si tratta di una diretta conseguenza del discorso “relazionale”: il ripensamento del mondo a cui ci forzano i quanti induce modifiche sulla relazione tra la nostra dimensione mentale e il mondo fisico e ne disgrega la netta separazione che abbiamo ereditato da Cartesio (res cogitans/res extensa). Se le qualità di un oggetto nascono dall’interazione con qualcos’altro, se consideriamo il reale come un insieme di processi, cioè in termini di proprietà relative di un mondo di relazioni, la distinzione fra fenomeni mentali e fenomeni fisici si attenua molto.

“Possiamo vederli entrambi come fenomeni naturali generati da complesse strutture di interazioni”, un tutto all’interno di una totalità di eventi in cui non esiste “descrizione del mondo dall’esterno”. Di conseguenza non è peregrino pensare che la vita mentale e spirituale dell’uomo, racchiusa in un’unica idea di spirito che per la medicina cinese è lo shen, sia il “prodotto” dell’attività dei suoi organi, a loro volta strutturati e attivati dal qi. E che non deve essere vissuto come ostico il fatto che nel pensiero cinese non esista irriducibilità tra materia/spirito, cervello/coscienza, pensiero/corpo.
Un’esperienza “quasi psichedelica” pensare in questi termini? Un abisso vertiginoso che si para innanzi? Non lasciamoci spaventare: troveremo qualcosa che risuona in noi molto di più di quanto possiamo immaginare, a patto che ci disponiamo nella maniera giusta, come gli scienziati di oggi devono fare davanti ad un mondo che appare loro non più solido e compatto ma rarefatto e granulare… quantico appunto.
Buona lettura quindi, che se fatta adesso, alla vigilia di un nuovo anno di corsi, sono certa che sarà ancora più proficua.

Autore: Federica Rapini – ScuolaTao