Il Tao nell’uomo o l’uomo nel Tao?

tao e uomo

Il Tao nell’uomo o l’uomo nel Tao?

人间的道还是道中的人?
“Rénjiān de dào huán shì dàozhōng de rén?”

Tao: l’unione di cielo-uomo-terra

Parlare di Tao è parlare di tutto il pensiero cinese, del modo di vivere la vita abbracciando corpo-mente-spirito e la natura stessa. È la mente intesa globalmente come psiche, come intelletto, come emozioni.
Il pensiero cinese non solo è circolare ma si “srotola” su diversi livelli, dal più superficiale al più profondo e nascosto, mostrando come anche la vita può essere vissuta a livello superficiale o addentrandosi nelle sue profondità, in quello che viene definito xuan玄, il suo mistero.
Per comprendere il pensiero cinese, è utile osservare come si sia sviluppata la loro scrittura, strumento attraverso cui le tradizioni e gli insegnamenti del passato sono giunti sino a oggi.
La scrittura è un elemento fondante del mondo cinese. Composta da segni e simboli è evocativa, parla all’immaginazione, attiva percezioni, stimola l’emisfero destro del cervello. Il simbolo per sua natura veicola significati sottesi poiché si collega a qualcosa di più antico e remoto, misterioso, è capace di attivare le percezioni e scavalcare la logica.
In occidente il termine Tao è un suono, riprodotto dall’accostamento di tre lettere.
Per un letterato ed erudito cinese (1) il termine Tao 道 è altro, il solo scriverlo implicava l’attivazione immediata dell’emisfero destro dedicato al linguaggio simbolico-analogico, la sfera sensoriale era pienamente presente e coinvolta quando il pennello trasferiva il tratto sul bambù, sulla seta o sulla carta.
Il fatto stesso che la scrittura cinese nasca – ai suoi primordi – come arte divinatoria le conferisce un ruolo di collegamento con ciò che travalica l’uomo, con il Cielo sopra di lui (Tian 天) e con la Terra al di sotto (Di 地). Tao non è allora semplice fonetica, ma pone e collega l’uomo tra Cielo e Terra, lo mette in relazione e risonanza con tutto ciò che lo circonda, lo rende capace di cogliere il linguaggio della natura e di interpretarne i segnali. Il termine Tao veicola un mondo spesso dimenticato, perché esiste un legame inscindibile tra uomo e natura, uomo e cosmo, uomo e umanità. È questo legame a essere denominato Tao 道.
La percezione di questo collegamento non è appannaggio esclusivo del mondo orientale, ma è l’esperienza che ciascuno può aver vissuto, anche solo per un istante, davanti alla natura e alla sua bellezza, poiché l’essere umano funziona allo stesso modo su tutta la superficie terrestre. La natura stupisce, rapisce, lascia senza parole. È quell’esperienza di quell’istante unico in cui lo sguardo davanti a un cielo stellato, all’alternarsi delle albe e dei tramonti, alle linee delle morbide colline, al silenzio delle vette, alle nuvole e al loro cambiar forma o al gioco multicolore delle foglie in autunno, si scioglie interiormente, penetrando i limiti della mente e portando l’uomo a sentirsi parte del tutto e di ciò che sta osservando, senza differenza e separazione tra il sé e l’esterno. Si vive una sensazione di profonda appartenenza a “qualcosa che non ha nome”, ma di cui i sensi, il cuore e la mente fanno esperienza.
Questa esperienza senza barriere è parte integrante del Tao 道, è un legame con quell’energia sottile (qi originale) che tutto unisce, sostiene, nutre con ordine e coerenza, naturalezza e armonia e di cui noi percepiamo – a causa della nostra distrazione – l’esistenza solo in alcuni particolari momenti della nostra vita.
La scienza quantistica moderna definisce tutto questo con un termine unico e sintetico: entanglement quantistico, cioè “intreccio”. Un intreccio, un collegamento tra le cose, che perplime la mente logico-razionale, mentre è naturale esperienza per la mente analogico-sensoriale che ha esperito quella comunione con il Tutto.

Un solo Tao molti significati

La classica traduzione di Tao道 (2) è : via, sentiero, metodo, scuola, cammino inteso anche come cammino spirituale, e per estensione Realtà, Verità, ciò che è all’Inizio. Come verbo è parlare, articolare sotto forma di discorso.
Attilio Andreini, esperto di lingua cinese, descrive il Tao come: “Una via che conduce al conseguimento di qualcosa, tracciando un solco, un metodo, un modo per far sì che determinate condizioni si manifestino”. “Principio cosmico ineffabile che regge l’universo e modus operandi del mondo stesso, la via, il decorso che i fenomeni nel loro insieme o separatamente tracciano per rivelare ciò che sono.” (3)
La storia cinese è una storia ricca di guerre e conflitti. In quella cultura il Tao è sempre stato l’unico elemento costante e condiviso da tutta la tradizione, a prescindere dalle diverse scuole di pensiero, modalità, attitudini o filosofie, periodi o dinastie.
È possibile leggere il termine Tao 道 (4) come qualcosa che si “srotola” su più livelli, dalla superficie alla profondità.

  • Tao come strada, via, ma anche e in modo più specifico come la via che conduce al tempio.
  • Tao come insegnamento, metodo, scuola. Il termine indicava in passato le varie correnti culturali e intellettuali pre-imperiali, successivamente “censite” nelle cosiddette “Cento scuole” (zhuzi baijia諸子百家, 诸子百家), che pur con peculiari diversità erano tutte accomunate dal Tao. Ogni scuola aveva naturalmente il suo tao, i suoi riferimenti, il suo stile di insegnamento e di vita. Questo senso del termine Tao sarà adottato in modo specifico dai confuciani.
  • Tao come natura, con il suo ritmico succedersi e trasformarsi nel tempo e nello spazio dei fenomeni naturali, cadenzati dalle opposte e complementari polarità dello yin e dello yang. Inteso in tal senso è anche il “rifarsi natura” dei taoisti, il ritornare a un ordine naturale e spontaneo in conformità al Tao e al suo fluire. Partendo dall’osservazione della natura, Tao assume nel taoismo anche una connotazione metafisica come cammino, via spirituale, verità da esperire. Tao è origine e inizio di ogni cosa, al contempo è la possibilità data all’uomo di partecipare al cammino, condividendone il sentiero e il suo De 德, la sua potenza: “Il Tao è la Via e il viandante che la percorre”. (5)

Il Tao è quindi associato alla vita e all’uomo, è come un fiume che scorre a cui l’uomo dovrebbe abbandonarsi con fiducia, lasciandosi modellare dalla sua naturalezza e dalla sua armonia, in modo da realizzare con spontaneità la propria vita ed il proprio destino (Ming命).
Il Tao è un flusso dinamico che unisce, mette in relazione e in comunicazione parti diverse. Nella tradizione cinese è spesso associato all’immagine dell’acqua, archetipo dell’origine e dotata di una forza che si esprime attraverso il suo essere morbida, cedevole, adattabile alle diverse circostanze. In modo similare l’uomo dovrebbe affrontare la vita con cedevolezza, adattandosi agli ostacoli incontrati lungo la propria via, aggirandoli senza mai perdere la propria meta e la propria identità, in altre parole il comportamento umano dovrebbe essere conforme al fluire del Tao.
Sotto il Cielo non v’è cosa più molle e più debole dell’acqua, eppure, nell’assalire quel che è duro e forte, niente può superarla, tant’è che non v’è cosa che la rimpiazzi”.(6)

Il Tao è l’origine di ogni cosa

Il Tao è origine, sostegno e nutrimento dei diecimila esseri, essere umano incluso: “Il Dao genera l’Uno, l’Uno genera il Due, il Due genera il Tre, il Tre genera i diecimila esseri”.(7)
Come inizio di ogni cosa, il Tao non è quindi avulso dall’uomo, ne mostra invece la Via. Oggi come allora serve superare i limiti della mente ordinaria e ritrovare la propria unità e ri-connessione a quella forza da cui tutto origina e a cui tutto fa ritorno. Lo stesso Daodejing cita: “Il ritorno è il movimento della Via”.(8)
L’esistenza è l’occasione data a ogni essere umano di poter scoprire che lo sguardo con cui osserva se stesso e la vita è parziale, limitato. L’uomo spesso abita dentro ai propri limiti come se fosse uno status normale, senza mai spingersi oltre le porte chiuse della mente, senza aprirle e sperimentare se stesso in tutta la propria completezza. La vita è un’occasione, il parlarne è pura conoscenza, solo il farne esperienza è cambiamento ed evoluzione. È il bruco che diviene farfalla, seguendo il corso naturale della propria trasformazione.
Del Tao – come afferma il Daodejing – occorre fare esperienza diretta, ma non tutti gli uomini sono pronti a farla, dipende dal loro livello di consapevolezza: “Quando un nobile superiore sente parlare della Via, si affretta a seguirla. Quando un nobile medio sente parlare della Via, talvolta la conserva, talvolta la perde. Quando un nobile inferiore sente parlare della Via, ci fa grandi risate.”(9)
L’esperienza è fondamentale perché, “Il Tao di cui si può parlare non è la vera via. Ciò che si può denominare è solo transitorio”(10); le parole hanno un limite, laddove il Tao è il Senza Limite.
Esperire il Tao e il suo fluire è comprendere la propria vera natura originale (xing 性), data a ogni essere umano e racchiusa nella propria essenza, la stessa che condensandosi diviene corpo e materia. L’uomo non è confinato nella materia, la materia è il punto di partenza di ciascuno e, al contempo, il limite da superare per ritrovare sé stessi e l’origine.
Far esperienza del Tao è pertanto darsi la possibilità di risalire, dal grossolano e manifesto, al sottile e immanifesto, sino a comprendere che non vi sono differenze e che tutto è Uno. “La moltitudine degli Esseri sotto il Cielo, vive nel dominio della realtà manifesta e quel che” è manifesto”, da quel che “non è manifesto trae vita”.(11)

Il Grande Uno e la via della non resistenza

Il “Grande Uno” è il nome anticamente dato al Tao, poiché Tao è unità, armonia, coerenza, la stessa che ogni uomo cerca costantemente e che è celata dietro ai conflitti della mente e alle onde delle emozioni.
Dietro alle nuvole di un cielo scuro, c’è sempre il sole, sotto alle grandi onde di un mare in tempesta c’è quiete, al centro dell’uragano c’è pace. Quel sole, quella quiete, quella pace è quell’energia (qi 氣) chiamata Tao.
Il movimento del Tao, che ritma lo svolgersi dei fenomeni, è naturale come lo è il ciclo delle stagioni. Tutto si svolge in un divenire senza resistenza, con naturalezza, con spontaneità (ziran自然).
Purtroppo, mentre il Tao fluisce spontaneamente, l’uomo è impegnato a farvi resistenza, a nuotare contro corrente, vivendo in modo condizionato. Per i taoisti non esistevano il bene o il male di per sé, ma l’armonia o la disarmonia che diviene fonte di possibile sofferenza.
L’armonia è invece l’opposto, la Via della “non resistenza” (wu wei 無爲), uno stato di normale spontaneità accessibile a ogni uomo in quanto parte e partecipe al Tutto.
La “Via del Ritorno al Tao” è il cammino interiore attraverso cui ognuno può ritrovare se stesso e ciò che era all’origine. Non si tratta di una fuga in mondi celestiali, ma al contrario di un percorso in cui l’uomo diventa capace di prendere il proprio posto tra Cielo e Terra, con dignità, portando nel proprio quotidiano la “concreta essenza” del Tao.
I taoisti sono stati grandi cultori della vita (sheng 生)e hanno tracciato un cammino di pratiche (meditative, daoyin, alimentazione, igiene, sessuali, rituali, purificazione, etc.) per poter recuperare quello stato originale che permette il proprio reinserirsi nel naturale cambiamento dell’esistenza, per vivere una vita, buona, di presenza e realizzazione.

La trasformazione di sè

Tao 道 è quindi cambiamento: l’uomo che cammina nel Tao si apre al cambiamento, non fa resistenza, è profondamente consapevole che tutto cambia e che nulla può essere trattenuto.
Nell’universo la sola cosa costante è il mutamento. Il cambiamento è nell’ordine delle cose, avviene comunque, opporvi resistenza è rigidità innaturale e porta solo a sofferenza.
Il Tao è origine e natura, ma ne è al contempo la manifestazione.
Per i taoisti seguire il Tao era “rifarsi natura”, percorrere un cammino di unione, di partecipazione al Tutto.
L’uomo è nel Tao.
L’uomo oggi invece vive in modo bulimico e cieco, non rendendosi conto di essere nel Tao è separato ed estraneo a ciò che lo circonda, la sua visione è distorta. Dimentico dell’unità e della sua dimensione naturale, disperde energia saltando come una scimmia impazzita e senza sosta di ramo in ramo, indaffarato a seguire le proprie emozioni e a fronteggiare gli stessi meccanismi interiori di sempre. Allo stesso modo cavalca la propria mente cambiando spesso pensiero e direzione, come se fosse su un cavallo imbizzarrito senza contenimento e orientamento.
I saggi taoisti hanno esperito e trasmesso una via, un metodo per “ritornare al Tao”: è la via dello Shen 神, della ricerca interiore, della conoscenza di sé e della meditazione per ritrovare dentro se stessi quell’ordine, quell’armonia, quell’unità che è custodita nella “goccia di Tao” presente in ogni persona.
L’uomo è inserito nella natura, è un essere naturale e come tale è soggetto ai ritmi, ai mutamenti e alle leggi dell’universo: l’uomo è un microcosmo all’interno del macrocosmo.
Nel proprio limite corporeo, l’uomo coltivando il tao (metodo) può arrivare a percepire dentro sé il Tao (Via), cogliendone tutte le potenzialità, qualità e virtù (De) per manifestarle nella propria vita.
Non solo l’uomo è nel Tao ma il Tao è nell’ uomo.
Il Tao non è fantasia, non è immaginazione è esperienza diretta, è una possibilità di realizzazione completa, come cita il Daodejing “Poiché quel che è ben piantato non può essere strappato, e quel che è ben abbrancato non può scivolare via…Lo si coltivi in sé, e renderà autentica la Possanza”.(12)
È fondamentale comprendere che Il Tao non è solo un’esperienza taoista, sarebbe riduttivo pensarlo, è l’esperienza dell’uomo, di qualsiasi ricercatore interiore a prescindere dalla latitudine, dalla razza. E’ un’esperienza libera, aperta, universale, totalmente attuale e attuabile.
Confucio afferma che “Se uno impara la Verità al mattino, non rimpiangerebbe di morire la sera stessa “, e nel Libro dei Salmi è scritto: “Fammi conoscere le tue vie o Signore, insegnami la tua strada” (25:4).
Il Tao nell’uomo o l’uomo nel Tao? Al lettore la possibilità di farne esperienza!

L’approfondimento di questi concetti è parte del corso di meditazione e crescita personale di ScuolaTao “Lo Shen: viaggio nel mondo dell’interiorità“, visita la pagina per saperne di più.

Autore: Simonetta Milani – ScuolaTao

— Note

1- Un letterato era noto nell’antica Cina con il termine shi 士
2- Il testo più conosciuto dedicato al Tao, è il Tao Te Ching 道德經 (o Daodejing 道德经 IV-III sec.a.C.) il «Classico della Via e della Virtù», un breve testo di ottantuno zhang 章, stanze (versi), dove il termine Tao viene citato per ben sessantanove volte e dove, a seguire, la parola maggiormente presente è unità, a sottolinearne l’aspetto principale. E’ stata usata la grafia Tao in quanto più nota e diffusa, rispetto al suo equivalente e più corretto pinyin Dao. Il pinyin è universalmente adottato dagli anni ’80 come metodo di romanizzazione della lingua cinese, rispetto al precedente Wade-Giles del XIX secolo. In Dao la consonante è pronunciata con un suono compreso tra la “t” e la “d”.Nel corso dell’esposizione il termine Tao sarà maiuscolo in riferimento alla natura e come principio metafisico originale, minuscolo solo quando riferito a metodo, insegnamento, scuola.
3- Laozi Daodejing, Attilio Andreini – Piccola Biblioteca Einaudi Classici, 2018
4- Nel sinogramma Tao 道il camminare è identificato dalla parte inferiore: 辶chuo un grande piede, un passo, un’orma. Superiormente il carattere shou 首rappresenta una testa con occhi e naso: si entra quindi nel mondo dei sensi e delle percezioni. Il piccolo trattino sopra shou 首 indica il naso ed i cinesi per dire io, cioè per indicare se stessi, si toccano il naso. Considerando sempre il carattere shou 首, la linea orizzontale superiore con i suoi due trattini identifica lo yin e lo yang, le due polarità che ritmano l’alternarsi dei fenomeni naturali (come per esempio l’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte, nell’uomo dei pensieri, delle emozioni etc.). Il carattere shou 首per alcuni sinologi rappresenta la testa di uno sciamano (wu 巫), per altri la testa di un vegliardo (lao shengren 老圣人), cioè di un vecchio saggio. Entrambi i personaggi rappresentano una persona capace di creare un collegamento tra Cielo e Terra, in altre parole capace di entrare in risonanza (ganying感應) con tutto ciò che esiste. Il Tao ha quindi a che fare con le percezioni, con la persona, con l’uomo, con me stesso cioè “io”.
5- Laozi Daodejing, Attilio Andreini – Piccola Biblioteca Einaudi Classici, 2018
6- Laozi Daodejing, Attilio Andreini – Piccola Biblioteca Einaudi Classici, 2018
7- Lao Tzu, Tao Te Ching, Shantena Sabbadini – Universale Economica Feltrinelli, 2011
8- Tao te ching, J.J.L.Duyvendak – Gli Adelphi, 1973
9- Tao te ching, J.J.L.Duyvendak – Gli Adelphi, 1973
10- Breviario del Tao, Eva Wong – Ubaldini Editore Roma, 2002
11- Laozi Daodejing, Attilio Andreini – Piccola Biblioteca Einaudi Classici, 2018
12- Laozi Daodejing, Attilio Andreini – Piccola Biblioteca Einaudi Classici, 2018